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LE OPERE

Ladro di stelle, Hölderlin e il poeta come titano







Livia Di Vona

LADRO DI STELLE

Ladro di stelle, Hölderlin e il poeta come titano


Presentazione di Franco Sessa


Ladro di stelle, Hölderlin e il poeta come titano

     In Hölderlin il simbolo è un’esperienza che precede la lingua. La Tradizione della poesia occidentale ricostruita dallo svevo tra la Grecia del mito e la Germania tra il Settecento e l’Ottocento, è un inoltrarsi nel mistero di iniquità nel linguaggio – luogo in cui aprirsi o chiudersi ad una compagnia altra – dove il Poeta, rischiando sé stesso, ha sperimentato la tentazione titanica di infrangere il patto di reciproca fedeltà col dio, precipitando in una lunghissima notte di solitudine.
     Con il tramonto della civiltà del mito, dopo l’abbandono degli dèi, l’unità simbolica – che Hölderlin chiama equilibrio tra aorgico (Dèi/natura) e organico (intelletto) – che, sola, aveva permesso alla parola poetica di farsi mondo quando il dio stesso era destino, visibile nel flutto e nella fiamma, si fa nostalgia di incontri mancati. L’irruzione del Principe della festa (Cristo) nella Storia, solo in apparenza sanerà lo strappo: scenderà un’altra notte dopo il suo avvento, come un nascondimento. Difficile abitare poeticamente il mondo, se il vivente è un’ombra.
     Lo svevo, scisso tra due patrie – parola e silenzio – opera un ribaltamento della Tradizione della poesia occidentale. Nata per celebrare ciò che è, la parola poetica, forgiata dalla fame di azzurre lontananze, diventa un dire ciò che non è. Ma non tutto è perduto e dall’esilio sulla torre esagonale che sporge sul Neckar, Hölderlin annuncia ai posteri che i Celesti, un giorno, torneranno e che “se c’è un silenzio, tornerà anche un linguaggio” (Festa di pace/Friedensfeier).



[ISBN-978-88-3305-651-7]

Pagg. 144 - € 12,00

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