
Cosa è stato Giuseppe Berto per Pierfranco Bruni? Uno scrittore con timor et gemitus? Giuseppe Berto compie in ogni suo libro un viaggio. Non sempre labirintico, come avviene tra le pagine di quel “male oscuro” che è uno scendere in un “gorgo muto” e un’attesa nel bosco nel quale c’è sempre quel filo di luce che richiama la visione Aurorale.
È piuttosto un penetrare nel sottosuolo. Un’esplorazione in diverse realtà e nei luoghi più diversi con personaggi molteplici che disegnano una geografia non solo letteraria e intellettuale, ma anche sentimentale, umana, metafisica. Dell’essere umano, nelle pagine di Berto, ci sono le inquietudini e le incertezze, ne riproduce le parole e ne ascolta i silenzi.
Dal mare della Calabria alla laguna veneta, attraversando il deserto di Cristo e Giuda, egli scrive, si racconta e si confessa, tentando una riappacificazione, perché «ciò che importa raggiungere è una serena valutazione di sé stesso nei confronti della realtà [...] costituita da infinite cose in perenne mutamento». C’è dunque il reale, ma non il realismo. La vita si trasferisce sulla pagina, entra nella letteratura e diventa letteratura essa stessa.
Questo libro di Pierfranco Bruni è un raccontare. Un percorso singolare in una comparazione tra due autori, in cui si creano atmosfere che danno emozioni per un tempo che è diventato memoria.
Il libro comprende contributi critici di Francesco Iannello, Micol Bruni, Mauro Mazza, Tonino Filomena, Franca De Santis e Claudia Rende.
[ISBN-978-88-3305-664-7]
Pagg. 164 - € 13,00
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