Testimonianze di Andrea Barbato, Cesare Brandi, Emilio Villa
L’«avventura del segno» di Giuseppe Capogrossi rimane uno dei contributi più influenti dell’arte italiana del secondo Novecento. Un influsso che trascende i limiti tradizionali della percezione visiva e ogni confine di genere e di stile. Le pagine che seguono offrono una disamina critica del suo celebre «modulo» grafico a quattro punte.
Escogitando quel segno dalla struttura costante e a catena per incardinare lo spazio del quadro, simile a un graffito primordiale, il grande astrattista lo ripeterà facendone un logo d’artista e trovandogli ogni volta un nuovo garbo, un ritmo diverso, come un fregio moderno e attualissimo nella sua segretezza.
La «svolta» astratta avviata in Italia da Capogrossi ha permesso al nostro paese di uscire dalla «sonnolenza provinciale» e di collegarsi con la cultura europea, rompendo con la raffigurazione imperante del dato oggettivo e con l’impegno politico del realismo sociale. Un saggio arioso e godibile questo sul «pittore del segno», amato e da sempre collezionato dall’autore, il quale ne ha fatto il punto di forza di un interesse artistico non comune e il perno fondante della propria raccolta privata. In appendice tre testimonianze di Andrea Barbato, Cesare Brandi ed Emilio Villa.